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In Psicologia il termine Flow indica uno stato di concentrazione assoluta, in cui la mente non vaga e in cui la persona è completamente immersa in quello che sta facendo, incantata da un turbinio di positività e gratificazione.

Gli adolescenti di oggi: cavalieri virtuali

Negli ultimi anni si sta diffondendo una nuova forma di isolamento sociale, alimentata dalla diffusione di una realtà virtuale sempre a portata di mano, che arriva a sostituirsi al mondo reale e ai suoi panorami.

Negli ultimi anni si sta diffondendo una nuova forma di isolamento sociale, alimentata dalla diffusione di una realtà virtuale sempre a portata di mano, che arriva a sostituirsi al mondo reale e ai suoi panorami. La rete oggi non è vissuta semplicemente come strumento per reperire informazioni ma come mezzo privilegiato di comunicazione, "iniziazione" ed esperienza. Attraverso l'utilizzo di social network, blog, internet, giochi di ruolo si giunge però a un allontanamento progressivo dalla natura, dall'istintualità, dalla realtà sensoriale, sempre più filtrata dalla virtualità. Naturalmente tale fenomeno sembra colpire in misura prevalente i giovani, gli adolescenti che, di fronte ad occasioni di incontro con se stessi e con l'altro più veloci, immediate, "sicure" optano per queste, perdendo la possibilità di sperimentare e sperimentarsi "sul campo". Ciò infatti impedisce loro di vivere sulla propria pelle i brividi, il batticuore, le farfalle nello stomaco tipiche dei rapporti interpersonali reali, impoverendo il loro mondo affettivo e relazionale, che diviene per lo più immaginato e "incorporeo". Si diffonde quindi un movimento silenzioso da parte di quelli che potremmo chiamare "cavalieri virtuali", ovvero ragazzi che si rifugiano nei meandri della rete muniti di pesanti armature che li difendono ma allo stesso tempo li "anestetizzano" di fronte a quella che per loro non rappresenta più la realtà ma un luogo fonte di paura e incertezza. Dietro allo schermo di un computer accade infatti di sentirci protetti, sicuri, liberi di esprimere quelle parti di noi che forse, nella realtà, non sarebbero accettate. In rete non risentiamo di status sociale, di gerarchie e illusoriamente pensiamo di poter evitare incontri e contatti che ci espongono a critiche, offese, umiliazioni come ad esempio succede purtroppo molto spesso nei fenomeni di bullismo. In realtà si sta diffondendo il cyberbullismo, fenomeno insidioso e pervasivo, capace di colpire in ogni momento e in ogni luogo, in quanto veicolato dalla rete. La mancanza di un ritorno emotivo diretto porta l'aggressore a minimizzare l'impatto che le sue violenze hanno sulla vittima che di frequente si ritrova sola e soggetta a stati di depressione, ritiro e in casi estremi suicidio. Ultimamente sentiamo inoltre parlare di sexting, movimento virtuale che consiste nell'invio di materiale fotografico e video a sfondo sessuale. Fenomeno mosso da quella che Umberto Galimberti definisce "pubblicizzazione dell'intimo" sempre più diffusa e allarmante e che ha portato purtroppo a risvolti drammatici. La rete ci consente di superare i nostri limiti (o almeno ce lo fa credere), di indossare i panni di chi vogliamo essere, di crearci dei personaggi, degli avatar con i quali identificarci e che vanno a soddisfare tutte le nostre fantasie e a mascherare le nostre fragilità. Tale fenomeno prende forme diverse che ci vedono protagonisti di tendenze più o meno definite che molto spesso si trasformano in vere e proprie dipendenze. Ciò appare chiaramente nel fenomeno sociale tristemente noto in Giappone da una decina d'anni che vede protagonisti giovani Hikkimori, termine coniato dallo psichiatra Tamaki Saito che definisce uno specifico gruppo di adolescenti e piccoli adulti che per un periodo superiore ai sei mesi sceglie di non uscire di casa, isolandosi completamente, anche dai propri familiari e privilegiando una modalità di contatto virtuale con il mondo. Un'epidemia sociale silente che purtroppo sta iniziando a interessare anche il nostro Paese che vede il dilagare di uno stile di vita isolato, ritirato e caratterizzato da rapporti sociali per lo più filtrati dallo schermo di un tablet o di uno smartphone. Ciò mette in luce il bisogno di approvazione, appartenenza e relazione ricercato nel mondo virtuale, del quale spesso ci avvaliamo per affrontare ogni sorta di emozione, noia, tristezza, vergogna, paura, perdendo di vista le possibilità offerte dalle relazioni concrete e dal supporto di chi ci sta vicino. In tutto questo svolgono un ruolo determinante gli adulti, in particolar modo i genitori in quanto primi modelli da imitare, oltre che fonte di regole, ascolto e sostegno. Risulta quindi importante da parte di quest'ultimi accompagnare gli adolescenti a riconoscere potenzialità e rischi insiti nell'utilizzo della rete e ad apprendere modalità di regolazione emotiva più funzionali che li permettano di vivere sulla propria pelle e padroneggiare momenti di crisi e difficoltà.