Loading...

In Psicologia il termine Flow indica uno stato di concentrazione assoluta, in cui la mente non vaga e in cui la persona è completamente immersa in quello che sta facendo, incantata da un turbinio di positività e gratificazione.

Il Silenzio dell'Amore: quando l'amore non ha parole

Mi piace pensare agli amanti come a due eroi che “vincono”, in un mondo fatto di legami fragili, virtuali, sconnessi, dove si oscilla tra il troppo e il troppo poco.

Salviamo l’amore! Ma quello silenzioso, quello che non ha bisogno di urla per farsi spazio. L’Amore, quello vero, con la A maiuscola, quello che ti fa alzare la mattina con il sorriso, quello che ti fa scegliere ciò che ti fa stare bene, quello che ti fa correre a casa dopo il lavoro, quello che ti fa dire “vai” se sai che la rende contenta, quello che ti tiene sveglia per una chiacchera in più. Quello che basta, che ti basta per essere semplicemente felice. Amore è tutto ciò che riempie senza bisogno d’altro, senza troppe esclamazioni. Spesso si pensa che amare significhi dimostrare, comprare, avere senza renderci conto che proprio quei gesti allontanano l’amore e ci portano ad oggettivare qualcosa di impalpabile e indefinibile. L’amore è altrove, è nell’incontro tra 2 persone, è lo spazio vuoto tra te e l’altro ed è proprio in quel vuoto che si crea la magia. L’amore è fatto di comunicazioni sottili, implicite. “Tutt’a un tratto non ho più voce, no, la mia lingua è come spezzata” direbbe l’innamorata poetessa Saffo. Uno sguardo, un sorriso, una carezza bastano a sentirsi in contatto e a ristabilire un contatto perso. Mi piace pensare agli amanti come a due eroi che “vincono”, in un mondo fatto di legami fragili, virtuali, sconnessi, dove si oscilla tra il troppo e il troppo poco. Confini labili all’interno dei quali si anela un “Mi piace” piuttosto che un sorriso o si pubblica una “foto felice” quando quella stessa felicità non abita le proprie case ma rappresenta solo una vetrina da sfoggiare che nasconde un triste “retro-bottega”. Il vero amore vive nel silenzio e non nel rumore, nell’attesa e non nella pressione, nel lasciar andare e non nel trattenere. Uno studio finlandese, datato 2013, evidenzia come l’amore riesca a pervadere tutto il corpo, ad eccezione delle ginocchia che facilmente sentiamo leggere, molli, immersi in tale sentimento ci sentiamo cadere. L’amore ci porta ad arrenderci, ad abbandonare le nostre difese o armi di fronte a qualcosa che richiede solo la nostra viva presenza. Il bambino ricerca lo sguardo presente e attento della madre; l’allievo attende il sorriso di approvazione del maestro; l’innamorato richiede l’abbraccio dell’amato. Come Orfeo che, dal troppo amore e dalla poca fiducia, non seppe attendere l’uscita dagli inferi per rincontrare lo sguardo della propria amata Euridice e se la vide scomparire per sempre, così l’amante perde l’amato quando non si arrende all’assenza e al silenzio che l’amore porta necessariamente con sé. “Donare all’altro la propria mancanza” questo è l’amore direbbe Lacan. Non c’è dono più gratificante del sentire che manchiamo all’altro, che l’altro ci desidera e agogna un incontro. Il bambino vuole solo che il genitore passi del tempo con lui, vuole essere prezioso per lui e lo stesso l’amato. Non tante parole quindi, non oggetti ma semplicemente presenza, attiva, desiderante e perché no…silenziosa. Il genitore che non giudica il figlio per il suo inciampare ma è pronto, con la mano tesa, a risollevarlo e a lasciarlo andare, il maestro che trasmette il proprio sapere non tanto per instillare un’eterna riconoscenza ma per il semplice amore di dare, senza aspettarsi niente in cambio, l’innamorato che gioisce dei traguardi dell’altro sebbene lo portino lontano da sé. Amore non è possesso, ma libertà. Ed è in questo spazio che abbiamo il potere di essere ciò che siamo, contattare il valore dell’altro per noi e godere dell’amore in quanto “invincibile” collante e cura. “E pensiamoci. E ricordami. E ricordati che ti penso, che non lo sai ma ti vivo ogni giorno, che scrivo di te. E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse. Ed io ti penso ma non ti cerco”. Bukosky